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Parliamone insieme...Il chiaroscuro critico
"L'APOSTROFO"
Narrativa di gruppo
Tranci di letteratura fresca per conversazioni di qualità
pubblicato il 2018-10-11 18:04:59
Parliamone insieme...Il chiaroscuro critico
Le puntate e i link di Parliamone Insieme:
"Obsession/Possession"
Scrivere per se stessi, per pochi altri o per tanti?
- Billy il Pupazzo, omaggio al mitologico James Wan -
Spunto di riflessione e conversazione: "Il chiaroscuro critico"
Il codice etico di Parole Intorno Al Falò, all'articolo sei ricorda che: "nel sito ricerchiamo il "chiaroscuro critico": ogni opera è sempre fatta di pregi e difetti: ricordiamolo a noi stessi e a chi leggiamo."
Durante il Rinascimento, Leonardo da Vinci sviluppò ulteriormente la tecnica del chiaroscuro inventata da Andrea Mantegna, accrescendo la gamma tonale che si estendeva dal molto scuro al molto chiaro, procedimento poi reso ancora più potente e originale da Caravaggio, in virtù della duttilità della pittura a olio.
Leonardo nei suoi taccuini osserva che la pittura non può esistere con la sola luce e la sola oscurità e richiama l'importanza delle ombre e delle sfumature, e questo lo porterà a inventare la grandiosa tecnica dello sfumato, dove i contorni degli oggetti vengono ammorbiditi per accrescere la sensazione di vita e di movimento.
- Vergine con il Bambino e Sant'Anna, Leonardo da Vinci -
Bene, fuor di metafora, anche qualsiasi opera postata su PIAF ha in sè qualcosa di radioso e qualcosa di oscuro, o se preferite termini più espliciti, qualcosa di bello e qualcosa di brutto: non esiste che sia o assolutamente bella o totalmente brutta.
Il tema è: come commentare con un valido chiaroscuro critico un pezzo creativo?
Quali sono i problemi relativi a questa operazione, sia da un punto di vista umano che da una prospettiva tecnica?
Brevissima Post-Introduzione
Ciao, amiche e amici di Parole Intorno Al Falò, siamo arrivati alla seconda conversazione di qualità.
Questa mia nuova rubrica si propone di creare delle conversazioni su temi legati al nostro spazio d'incontro.
Il suo funzionamento è semplice, semplice: nello spazio del post proporrò il tema con un rapido accenno, mediante citazioni, sinossi e/o immagini.
Il mio intervento sarà poi riportato nei commenti, perchè non vuole essere qualcosa di pronunciato su una cattedra o su un pulpito, ma solo un moto di conversazione unico e personale ma nello stesso tempo paritario, aperto, trascendente a tutti gli altri possibili intertesti e commenti.
Buona condivisione a tutti.
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L'AUTORE Mauro Banfi il Moscone
Utente registrato dal 2017-11-01
Visual storyteller, narratore e pensatore per immagini. Mi occupo di comunicazione tramite le immagini: con queste tecniche promuovo organizzazioni, brand, prodotti, persone, idee, movimenti. Offro consulenza e progettazione del racconto visivo per privati, aziende e multinazionali. Per contatti: zuzzurro.zuzzu@gmail.com
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Mah... dovrebbe essere naturale - o almeno, per me è naturale e non sono certo speciale. E' impossibile che piaccia tutto allo stesso modo; alcune cose piacciono di più, altre meno, per specifiche ragioni oppure per una semplice questione di gusti. E poi, ammesso e non concesso che la critica serva a qualcosa, non credo che nessuno qui sia o anche solo si atteggi a critico letterario. Quanto al modo di dirlo, penso che bastino un po' di buon senso e di buona educazione, di cui tutti siamo dotati.
Questa che vedete è la prima tavola de "La caduta della casa degli Usher" del maestro veneziano Dino Battaglia.
Un chiaroscuro in bianco e nero di una bellezza da levare il fiato: in questo spazio mirabile vediamo ammirati tutto il magico potere della closure (il non-detto della narrativa), del mostra e racconta e della intro perfetta.
Soffermiamoci per il momento solo sul titolo: le lettere sono costruite con lo spazio bianco, graffiando il nero di china. Meraviglioso.
Ecco, quando mi accingo a commentare il brano di un'amica o un amico scrittore/lettore di PIAF, mi pongo sempre da due prospettive: quella umana e quella tecnica. E infatti, tempo permettendo, cerco sempre di leggere quell'opera almeno due volte.
E la prima cosa che considero è il non-detto, quella forza magica che nei comics è conosciuta come closure.
Perchè ha scritto questo tipo di storia e perchè l'ha scritta in questo modo?
Quale esperienza personale vuole passarmi ed è riuscito ad allargare la prospettiva fino a farla diventare universale o almeno risonante nelle radici delle esperienze di ognuno di noi?
Letta con questa angolo visuale, vi assicuro, nessuna storia è mai da buttare completamente e tutte un pò mi emozionano dal lato umano.
Poi leggo la storia da un punto di vista tecnico e qua purtroppo "devo" essere spietato, gerarchico, impassibile.
La mia formazione giovanile è stata romantica e simbolista/decadentista ma da decenni sono convinto che bisogna faticare per fare le cose bene: non credo più all'improvvisazione, se non nel medium del teatro, ma questo è un altro tema.
Tornando alla nostra ricerca, se il "mestiere" messo nell'opera non mi convince all'ottanta per cento, non commento.
Sono da sempre un convinto antinichilista, e per me dal niente nasce solo il niente e dal qualcosa si può costruire qualcosa, questa è la mia legge di vita; pertanto non mi va di mortificare l'umore di un mio simile, tanto più che nella lettura "umana" mi sono affezionato a lei o a lui.
Se c'è almeno un trenta per cento di tecnica assolta a dovere, allora intervengo cercando di far risuonare nel commento quello che è arrivato dal pezzo alla mia anima.
Nei miei contributi metto sempre l'anima, la testa ragiona e sorveglia, è logico, ma metto sempre il cuore e tutto me stesso: quello che sento, che so, che intuisco.
Il leggere e il condividere è stata per me sempre la gioia più grande in questi due decenni di litweb, letizia dell'anima che mi ha permesso di camminare sopra a tante miserie umane, tanta stupida violenza verbale, tanto nichilismo distruttivo di merda.
Vedete, consideriamo la base della condizione umana, senza ipocrisie e infingimenti.
Viviamo tutti in uno stato di profondo isolamento.
Nessuno può sapere com'è essere qualcun altro da dentro, non dovremmo mai permetterci di giudicare un altro essere umano.
E siamo sinceri, per quanto ci sforziamo di comprendere gli altri, non possiamo davvero capire che cosa provano al cento per cento.
Tutti i "media" artistici e culturali della storia umana nascono come conseguenza della nostra triste incapacità di comunicare telepaticamente e capirci come siamo veramente.
E ne sono sicuro, da questa incapacità derivano tutti gli orrori e la violenza di cui sono capaci gli esseri umani.
Ogni "medium", come il libro o il web, è un ponte tra le menti e le anime degli esseri umani.
I media "convertono" i pensieri in forme che atrtaversano il mondo fisico e vengono riconvertiti da uno o più pensieri e psichi.
E allora, vi rendente conto della magia che abbiamo a disposizione e della responsabilità che ci deriva da questo "potere"?
Tutti noi abbiamo qualcosa da dire al mondo: questa è la democrazia di qualità in cui credo.
Per quanto viviamo in un naturale stato di isolamento, con impulsi dediti principalmente alla sopravvivenza e alla riproduzione, noi abbiamo qualcosa da dare e da dire, e quel qualcosa, quelle verità interiori hanno un valore intrinseco che per me è sacro.
Per questo posso non commentare, per rispetto e/o per mia pigrizia.
Per questo posso cercare di dare un mio contributo al miglioramento della ricerca artistica della mia amica o del mio amico su PIAF.
Per questo cerco di mantenermi disperatamente umano e di non disumanizzarmi troppo con la lettura "tecnica", anche se è indispensabile per capire gli errori e correggere i difetti e far crescere me stesso e gli amici.
C'è solo un potere magico che può sfondare il muro che spesso si crea tra scrittori/lettori e tra utenti in genere.
Il potere della comprensione: quel potere smonta i mattoni del muro e li trita in sabbia.
Tutte le volte che mi hanno scritto per ringraziarmi di essere stati capiti davvero, tutto quelle volte la mia gioia ha vinto il nichilismo e il dolore.
Tutte quelle volte ho fatto un chiaroscuro critico fatto bene.
Non vorrei che sembrasse una risposta banale, ma se uno mette uno scritto in pubblico, vuole una risposta dal pubblico, se invece vuole una risposta da un professionista lo manda a una casa editrice. Quanto al mettere solo risposte postive, quanto tempo passa prima che il lodato non si chieda "Ehi, ma com'è che non mi trattano come merito, cioè, come minimo, come pari grado di Dante Alighieri?".