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"PUNTO E A CAPO" Racconto Horror / Mistery / Pulp
di oedipus
pubblicato il 2018-06-11 10:18:30
Ormai tutto era finito e tutto era stato semplice, più semplice del previsto e secondo il piano prestabilito.
Lei giaceva immobile sul divano, la testa riversa all’indietro, gli occhi grandi aperti nel buio, ed era assolutamente bellissima.
Mai aveva visto una donna più bella, mai.
Le tolse la busta di plastica trasparente dalla testa, le accarezzò i capelli.
Fantastici.
Sottili e dorati, lunghi come funi che cadono dal Paradiso, seta preziosa da intrecciare in telai di vento.
Sentì l’erezione divampare, calda e sanguigna come mai prima, ma sapeva che doveva rimanere calmo e razionale, che non doveva consumare tutto in poco tempo ma trascorrere quel mese, come aveva preventivato, in un crescendo di amore e appagamento che avrebbe dovuto ripagargli di tutte le rinunce fatte in precedenza.
Prese a spogliarla.
Era docile e maneggevole e man mano che i vestiti le erano tolti veniva a nudo una pelle pallida e lievemente giallognola, priva del caldo riflesso porporino della vita. In effetti andava sempre più somigliando a una statua, morbida e snodabile, una cera non troppo gialla e fantasticamente duttile.
I suoi seni erano procaci, né troppo grandi ma nemmeno piccoli, tesi, sostenuti dalla giovane età, coi capezzoli sporgenti e eretti dallo sforzo spasmodico dell’ispirazione mancata.
Affondò il viso in quel paradiso, sentì sulla lingua il sapore lievemente aspro e ancor più seducente del sudore che inumidiva ancora la pelle, prese tra le labbra quei capelli e non riuscì a trattenersi più a lungo. Sentì un fiotto liquido bagnargli il ventre e poi un altro, meno intenso e un altro ancora. La tensione svanì, si ritirò, andò in cucina, bevve un po’ d’acqua e già sentì in sé tornare il desiderio e l’erezione.
Ormai lei era tutta nuda sul pavimento, e le affondò la mano nel pube.
Oh, soffice tappeto orientale! Cashmere e seta purissima!
Sapeva che stava correndo troppo, che stava bruciando tutto troppo in fretta, aveva tutto il tempo necessario, perché fino alla fine non lo avrebbero trovato: nessuno sapeva che erano lì, ma non resistette, si spogliò, appoggiò appena il sesso rimasto infantile lì al paradiso e ancora una volta venne senza sforzo o fatica alcuna.
Forse rimase qualche minuto fermo sdraiato su di lei, con la testa che girava e senza la forza di rialzarsi. Poi alla fine, con un atto imperioso della volontà, si rimise in piedi. Allora sentì l’afa estiva che trapassava i muri, la mancanza d’ossigeno, la voglia e la necessità di aprire una finestra.
— L’anima è immateriale e impalpabile, ma non si sa bene perché, quando qualcuno muore, bisogna aprirle un varco e farla volar via. — pensò.
Sapeva che non doveva farlo, ma in fondo che rischiava? Si avvicinò alla finestra e l’aprì. Il venticello della notte che veniva dal mare lo rinfrescò e gli fece sentire tutta la fame di un giorno di digiuno. Non avrebbe dovuto farlo, nessuno doveva vederlo lì in quella casa, lui che per gli amici era a Parigi alla finale della Champions, ma cosa rischiava? E seppure lo avessero visto? Non era forse uno dei tanti che in giro di notte cercava qualcosa di diverso?
Si fece rapidamente la doccia, si tolse la barba lunga che si era fatta crescere negli ultimi mesi, si vestì con gli abiti nuovi che aveva appena comprato e uscì. Avrebbe mangiato qualcosa, una pizza forse.
Fuori la vita correva felice.
C’era ancora gente nelle strade, ragazzi a gruppetti in cerca dell’opportunità di una battuta che avesse aperto la strada a una nuova amicizia e forse a mezzora d’amore prima dell’alba, ragazze sedute al tavolino del bar con succinti shorts e lo smalto scuro alle unghie dei piedi, i capelli lunghi ripiegati sul capo come una piccola corona principesca.
Era felice e si sentiva forte e sicuro di sé. Era il dominatore del mondo, quello che aveva il potere su tutto, e ognuna di quelle ragazze, se solo lui avesse voluto, sarebbe caduta ai suoi piedi, in suo potere, al suo servizio!
Al rientro fu preso dal panico.
S’immaginò che lei non fosse morta, che avesse avuto solo un malore, che in sua assenza si fosse riavuta e avesse chiamato aiuto, che la polizia stava lì dentro al buio con la pistola in mano aspettando che aprisse la porta per farlo fuori.
Aprì con la precauzione di non far scattare la serratura e gli sembrava di svenire, ma nulla era cambiato. Lei non si era mossa.
Si avvicinò a lei e si accorse che c’era un moscone che le girava attorno, una di quelle bestie dal volo pesante e rumoroso, verde e schifoso.
— Non hai perso tempo, vero? Accomodati, anche per te ci sarà una parte, ma ricorda le tue uova non diventeranno mai delle larve!
Si spogliò di nuovo si stese su di lei, ruotò sul dorso e se la caricò sulla pancia, le ficcò la lingua nella bocca. Ormai era fredda e era difficile muoverla, era rigida, e per questo ancora più attraente. Le prese i glutei a piene mani, cercò, invano, col dito l’ano. Venne di nuovo. E finalmente si sentì pienamente felice. Viveva la sua luna di miele sessuale per la prima volta e se il piano avesse funzionato, l’avrebbe ripetuta ancora altre e altre volte.
Era un genio.
Con lei non aveva ancora finito, in frigorifero aveva cipolle, carote e salsa di pomodoro. Avrebbe con lei banchettato e era sicuro che mai carne sarebbe stata migliore di quella. Aveva letto da qualche parte che, quando una tigre del Bengala assaggia casualmente la carne dell’uomo, impazzisce per la sua bontà e vorrebbe mangiarne solo di quella. Perciò si avvicina ai villaggi, perciò si nasconde tra le foglie fitte degli alberi, in attesa della preda. Per questo diventa belva assassina, tanto pericolosa che gli uomini sono costretti a cacciarla.
Ormai erano passati due giorni dal fatto e nella stanza chiusa e afosa si sentiva l’odore muffito dell’inizio della decomposizione.
Tutto era finito, e non provava più nulla verso di lei, tutto l’amore era consumato, ora doveva solo cancellare tutto e dimenticare. Ma non avrebbe fatto l’errore di trascinarla via in un sacco pesante di iuta, lasciando dietro di sé una stria di putrido liquame, alla vista delle telecamere della strada. No. L’avrebbe fatta uscire dallo scolo della vasca da bagno!
La prese e la mise nella vasca.
Sapeva che con l’acqua fredda avrebbe ottenuto l’effetto contrario, il corpo si sarebbe saponificato e conservato per anni, prima di sbriciolarsi in piccoli pezzetti di cuoio. Prese la bottiglia di acido muriatico e lo versò sulla faccia, la carne cominciò a stridere e a sfrigolare, e il fumo acre si levò a annebbiare l’aria. Accese la ventola di areazione, andò in cucina e mise a bollire tutte le pentole ripiene d’acqua che c’erano. Fu un lavoro massacrante, faticosissimo, acido muriatico e acqua bollente, poi una volta che la vasca era piena, toglieva il tappo, vuotava tutto e ricominciava.
Aveva anche un po’ di nausea, forse aveva esagerato con le cipolle!
Lei era stata una ragazza perfetta, e di grasso ne aveva ben poco. L’acqua bollente tirava via la pelle e subito apparivano i muscoli ben addestrati e scolpiti come quelli delle statue greche e poi anche quelli con l’acido si liquefacevano, passavano in soluzione e via, attraverso lo scolo, scomparivano.
E alla fine rimasero solo ossa e tendini.
Non aveva mai immaginato quanto fossero resistenti e forti i tendini degli uomini! Ma non era un problema.
Il lavoro ormai era compiuto, quello che rimaneva lo avrebbe portato con sé nella valigia a casa, e un po’ alla volta avrebbe frantumato le ossa, e le avrebbe gettate via nel sacco dei rifiuti non riciclabili.
Nessuno sapeva che si conoscessero.
— Sai, io sono sola, e in cerca di avventure. — gli aveva detto lei, — e mi piacciono i soldi. Per questo faccio la escort, sono una free lance, e tu hai abbastanza soldi per comprarmi?
— Per me i soldi non hanno alcun valore, per questo non li ostento. Ma ti voglio, e ti porto con me una settimana a Viareggio.
— Per una settimana ci vorranno almeno diecimila!
— Affare fatto!
Si fermò col sacco di plastica in mano, lo stava riponendo nella valigia, e se la rivide sorridente e bellissima negli occhi. Era stata davvero una buona ragazza, gli aveva dato tanto, tutta se stessa e ancora il desiderio sessuale lo assalì, e ancora aveva voglia di lei … ma proprio in quell’istante bussarono forte alla porta …
Quando lo portarono fuori, la strada era piena di gente che gli urlava contro:
— Mostro! Mostro! Assassino! Devi morire!
Il comandante dei Carabinieri era lì ad attenderlo e a proteggerlo.
— Come avete fatto? – lui chiese.
— La ragazza aveva una microspia nella borsetta. — rispose semplicemente.
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L'AUTORE oedipus
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enrico di cesare Dopo tanto tempo sono tornato qui a leggere e ho invidiato chi scrive per puro piacere di scrivere. Mi sono riproposto di farlo anch'io, ma mi sento davvero molto arruginito.
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Dal punto di vista "tassonomico", diciamo così, sono d'accordo con MB sulla distinzione tra horror e thriller. In realtà conta essenzialmente quello che l'autore vuole scrivere. Possono esserci diverse spiegazioni sulla microspia nella borsetta della ragazza: per proteggersi, per ricattare clienti, per esibizionismo, per "collezione" e così via. Quello che non si dice e che non è chiaro è perchè i CC controllassero lei e, soprattutto, come siano entrati in possesso della microspia. Suppongo che siano venuti in possesso, in tempi brevi, della borsetta in cui la micropsia era nascosta e quindi l\'assassino l\'abbia lasciata in giro senza controllare... un po\' strano per uno che si cura di distruggere i corpi. E la folla, poi, come si spiega? Buona scrittura, ma troppi fili pendenti, insomma .
Grazie a tutti per i commenti e rispondo ora a tutti
È sempre triste per un autore dover spiegare un suo scritto perché, evidentemente non funziona.
Io posso solo rivelare le mie intenzioni.
Innanzitutto, e l’ho anche dichiarato, non capisco nulla di racconti di genere, io non li scrivo mai e neanche li leggo (esclusi quelli del sito) per cui per me un Noir o un Thriller o un Poliziesco sono la stessa cosa.
In realtà sono sorpreso dal numero delle persone che invece amano questi generi e ho voluto provare, anche in omaggio a loro, a scriverne uno.
Per un neofita la cosa più semplice è quella di prendere spunto dai serial killer, tanto indagati negli ultimi tempi.
I serial killer sono imprendibili perché uccidono a caso persone che non hanno mai incontrato prima, che non hanno avuto col loro mai un contatto.
Donato Bilancia ne uccise 17, prima di essere preso, tutte incontrate sul treno.
Non potevo scrivere un racconto con tante vittime, sarebbe diventato la biografia del mostro.
Per questo ho scelto di scrivere di un serial killer perso al suo primo assassinio.
Certo avrei anche potuto scrivere di un mostro al suo primo assassinio, che poi si mette il corpo della vittima nella valigia e se la porta a casa, ma, almeno nei racconti, penso, è giusto che il crimine venga punito.
Per questo il cannibale escogita il piano perfetto per far sparire il corpo, ma ovviamente compie un errore.
Crede alla ragazza che gli dice che è sola al mondo che nessuno la cercherà e che ha tutto il tempo per dissolvere il cadavere.
La realtà è altra, fuori c’è il mondo e, passati i giorni dell’allarme e della ricerca della microspia, alla fine viene localizzato e catturato.
Volevo un colpo di scena, ma forse è venuto male.
Forse sono un po’ arrugginito nello scrivere e ho perso l’allenamento. L’allenamento è tutto, ti dà la pazienza di limare, di trovare le incongruenze, gli errori e di cancellare.
È vero, non siamo Bufalino. Ma è anche vero che scrivere frasi ben collaudate dall’uso ma usurate, anche di Bufalino o Pirandello, annoia molto chi legge.
Meglio cercare qualcosa di nuovo anche se sbagliato. Ma non mi sembra che una frase: Ebbe una erezione tanto calda da divenire bollente – sia migliore della mia che più sinteticamente dice la stessa cosa.
Per quanto riguarda le statue, intendevo che sembrava una statua per il bianco del colore e era snodabile e morbida perché inanimata ma ancora non in rigor mortis.
Grazie per il INFONDO, ci casco sempre perché il correttore non lo segnala.
Lo correggo.
Vi ringrazio tutti, è bello discutere dei nostri scritti!
Ok, ma, scusa, se questo tizio era al suo primo delitto come affermi qui sopra, che motivo aveva la ragazza di andarsene in giro con una microspia? Non aveva alcun motivo di sentirsi in pericolo, visto che non risultava esserci alcun mostro in circolazione, non penserai mica che abitualmente le donne, perfino delle escort, popolari o solitarie che siano, vadano abitualmente in giro con microspie nascoste addosso, vero? D'altronde non avevi neppure alcuna necessità di descrivere un "primo delitto", nulla ti vieta che quello raccontato sia il quinto o il centesimo, per dire, senza bisogno di raccontare i precedenti, basta far capire al lettore che di omicidi ce ne sono già stati altri (il che spiegherebbe l'allarme sociale e giustifichebbe la presenza della microspia. E comunque continui a non spiegare la presenza di tutta quella folla. Per funzionare un noir non deve avere discrepanze. Più che una ruggine generica il problema secondo me è la tua scarsa abitidine a scrivere specificatamente noir e soprattutto a leggere noir, ora non ti voglio suggerire di leggerne qualcuno mio (qui ne ho sette) perché sarebbe presunzione da parte mia, ma intuisco che non hai voglia di comprare e leggere libri noir, tuttavia sarebbe proprio bene che almeno qualcuno degli scritti qui in catalogo taggati noir da parte dei vai utenti di piaf li leggessi, giusto per farti un'idea più approfondita. Beh, non resisto a non dirlo, io qui ho due racconti sui serial killer, il primo s'intitola "Io sono un veggente e vedo i serial killer" e il secondo, di stampo religioso, si intitola "Le tre crocifissioni" non voglio dire che siano chissà cosa, ripeto che io sono solo un dilettanticolo, te li segnalo solo perché tu possa farti un idea. Inoltre qui ho anche miei saggi su maetri del noiri e del polizieco, come Giorgio Scerbanenco, il padre del noir italiano, va a guardare: ecco lui magari non tratta serial killer ma una lettura dei suoi romanzi noir e polizieschi migliori se la merita.
Antonino voleva semplicemente dire che caldo e bollente sono due cose diverse, bollente, infatti, è più che semplice caldo, è caldissimo, quindi una cosa non può essere calda "E" bollente, o è l'una o è l'altra, ha ragione lui, dunque, e il particolare leggendo mi era sfuggito. Ciao.
Ma ti costa così tanto ammettere di aver scritto (scusa) una stronzata? Una cosa o è calda o è bollente. Fine. Il discorso banale/originale non c'entra proprio. In ballo c'è la lingua italiana. È come se tu scrivessi:"sentì un'erezione tiepida e calda". Ma che significa? Le parole non possono essere usate arbitrariamente. Quando pubblichi un racconto, devi tener conto che esistono lettori in grado di leggerti con attenzione. E ricorda: meglio una frase abusata ma corretta (Marco mangia la mela) che una originale ma ridicola (l'ex fidanzato della Pausini mastica e trangugia il divin frutto del peccato). Ciao ancora.
Il mio consiglio è quello di togliere quei due aggettivi, perché già usi un verbo piuttosto forte per rendere l'idea dell'eccitazione sessuale, e cioè divampare. "Sentì l'erezione divampare come mai prima, ma... ecc ecc". O al massimo, se vuoi proprio rimarcare il concetto, ne metti solo uno, o caldo o bollente.
Sì, ora va un po' meglio. Ti invito però a considerare che una cosa che divampa non può essere certo fredda. Quindi specificare che è calda, bollente ecc è del tutto pleonastico, per non dire ridondante.
Ovviamente, l'uso figurato non è mai stato in discussione. La Treccani - mi pare - non ti autorizza a scrivere "divampare caldo e bollente". E credo faccia bene :-) "Divampare" ti dà già l'idea di qualcosa che si scatena impetuosamente, violentamente. Non ha bisogno di ulteriori specificazioni rafforzative. Per carità, puoi anche mettercele, ma sono inutili. Ciò che è impetuoso e violento non può essere certo tipiedo,freddo, lento, calmo o come ti pare :-)
Sfortunatamente per te, mi informo prima di parlare. “Divampare” è un verbo coniato nel XIII secolo e deriva dal verbo denominativo “vampare”. Come primo significato ha dunque quello di “ardere mandando fiamme” e, come secondo significato, quello di svilupparsi/manifestarsi in modo impetuoso e violento. Non può dunque esistere un divampare “freddamente” (significato letterale) o “lentamente” (significato traslato), o come ti pare. Ragion per cui dire, ad esempio, che è caldo per me è inutile, sebbene NON SBAGLIATO. È come se tu dicessi: “Sentì l’erezione manifestarsi in modo improvviso e violento/impetuoso, E CALDO E SANGUIGNO. Mi sembra un tantino ridondante, sebbene NON SBAGLIATO. Perciò io avrei adottato le soluzioni di cui sopra. E' ciò che ti ripeto vanamente da due giorni. Credo che il tuo problema principale sia quello di non accettare critiche e pareri, anche leggermente contrari (Rubrus, che se ne intende, ha evidenziato tutti i macroscopici problemi del tuo racconto, ma tu li hai ignorati, dici che il racconto va bene così perché lo hai ascoltato alla radio (?)). E dunque la domanda sorge spontanea: cosa pubblichi a fare i tuoi racconti su un sito di dilettanti se li ritieni perfetti? A che serve segnalarti refusi, sviste grammaticali, problemi strutturali, anfibologie (arte di cui sei maestro) ecc, se tanto non ne tieni conto?
L’unica cosa che mi disturba del tuo commento è quel “vorresti portare il mio scritto a un livello di tema di III media ec ecc”. Io, come lettore, ho il dovere morale di segnalarti tutto ciò che a mio parere non va nel testo, oltre a complimentarmi con te se lo scritto mi convince appieno (e infatti il tuo racconto precedente, battuta finale a parte, mi era piaciuto). Cosa che, forse, dovresti fare anche tu. Per esempio, l’ultimo commento che hai postato sul racconto di Vecchio Mara – Augh! – è per me del tutto inutile. Cosa se ne fa Giancarlo di un “Augh”? Dimmelo tu. Mi sembra persino irrispettoso. Se io avessi commentato il tuo racconto con “Ehm”, “MMM”, “uuh”, cosa avresti pensato? Questo mi sta prendendo per i fondelli, non ha neppure letto il mio racconto. Dunque, secondo me, è importare DISCUTERE. Il silenzio non ha mai risolto nulla.
Ovviamente, io non ho mai preteso nulla da te. Sei tu che vedi critiche e pareri come veri e propri atti di accusa nei tuoi confronti. Io ho fatto diverse critiche a Massimo Bianco in passato; ma lui, siccome è intelligente, mi ha sempre ringraziato e risposto con cordialità, perché sa che un parere è comunque tempo prezioso che gli ho dedicato. Poi, se lui ritiene che il mio parere sia giusto, cambia, se non lo ritiene giusto, non cambia. Amen. Per quanto mi riguarda, potresti anche ripristinare “caldo e bollente”, ma ci mancherebbe! Il testo è tuo, tu ne sei responsabile.
Tornando al discorso del tema di III media: ho come l’impressione che da una parte, a parole, ti mostri umile dicendo di essere arrugginito, ecc, dall’altra però ignori le obiezioni degli altri (perdonami, ma in chat il silenzio non significa “accettare” ma “ignorare”), fai intendere che il tuo racconto è di un livello superiore, che chiunque ti suggerisca qualcosa è solo per banalizzarlo.
A me piace un tipo di scrittura che riesca a capire. E guarda che prima la pensavo come te. Scrivevo cose originali ma incomprensibili perché la gente notasse la differenza tra me e gli altri. Niente di più sbagliato. Oggi essere artificiosi non ha più senso. Lo aveva nel Barocco, nel Decadentismo, nel Futurismo, forse tra gli anni 60-90. Alcune cose del tuo racconto, a mio parere, esulano da una chiara comprensione. Sembra quasi che tu abbia voluto scrivere una poesia simbolista. Cosa me ne faccio dei “telai di vento” e delle “statue morbide” in un racconto che parla di un maniaco sessuale? Io non saprei.
La matita blu la devo ANCHE usare, rientra tra i miei doveri morali. Se c’è un errore, e lo noto, e non te lo segnalo, io ti sto nascondendo la verità, sono un ipocrita, un bugiardo, magari un ruffiano che scrive solo cose positive per ricevere commenti altrettanto positivi. Non posso inoltre godere di un racconto che capisco solo a tratti. Dico, sì, bella frase, ricca di aggettivi, sinestesie, assonanze, ma poi… che vuol dire? Come si inserisce nel testo questa cosa che non capisco? Che ci azzecca Verlaine (per dire) con un maniaco sessuale? E così via.
Non leggo Bach, quindi non mi sento di giudicarlo. Ciao.
Carissimo, sei accecato dall\'ira. Ma io ho accettato tutto, e ho corretto, quindi di cosa ti lamenti? Che ho cercato di spiegare e giustificare certe scelte? Auhg era semplicemente una segnalazione di lettura e del piacere di aver letto come le stelline di Net e comunque che non avevo niente da dire su quel racconto. Se tu stavi aspettando una occasione di vendetta, hai fatto male, io non sono malevolo. Puoi criticare tutto , ma non puoi pretendere di assoggettare l\'altro alle tue scelte e al tuo piacere. Scrivo così, mischio frasi tecniche e frasi ridondanti, e avvampò non lo cabio. Amen
Io accecato dall’ira? Io mi lamento? Vendetta? Ma se neppure ti conosco! Ma cosa dici? Ma cosa vai farneticando? Io sono letteralmente basito, boh. A meno che non sia un cattivone per il semplice fatto di aver espresso un parere. Guarda, con calma rileggiti il mio ultimo commento, che voleva essere d’apertura anziché di chiusura. Non accetti nessun tipo di dialogo, e ne prendo atto. Buona prosecuzione.