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Come avete tenuto in ordine la vostra libreria personale durante la pandemia?
"VIRGOLETTE"
Saggistica
Recensioni (libri, film e qualsiasi forma artistica)
pubblicato il 2020-06-06 07:06:48
Ritornando a girare per librerie dopo la pandemia, noto innanzitutto con timore e tremore che ci sono pochissime novità.
Una buona libreria, per me, ha sempre al suo interno una zona classici e una zona dedicata alle novità, che s'interfacciano nell'anima degli avventori.
Questa mancanza di novità la dice tutta sull'orrore che abbiamo appena attraversato.
Nelle novità saggistiche trovo però un aureo volumetto, che ha attirato la mia attenzione già con il suo bel colore azzurro pastello stile Adelphi:
-Roberto Calasso, "Come ordinare una biblioteca"-; emozione, non sono un fanatico adelphiano e calassiano, ma Calasso e la collana Adelphi mi hanno insegnato a pensare e come dico a chi vuole sapere le mie tendenze politiche, al bar "non sono né di sinistra, né di destra e né di centro, sono Adelphiano".
Ma giustamente a nessuno può sbattere un granché delle mie inclinazioni di pensiero e di lettura, e allora recensisco il prezioso libretto di Calasso, per arrivare al nucleo segreto del mio articolo, cioè il chiedervi come voi riordinate i libri di casa vostra.
Molte mie amiche e amici hanno approfittato del periodo della pandemia per riordinare le loro librerie, e mi sono appassionato ai vari metodi che le persone usano per riuscirci.
Nel risvolto del libricino - i risvolti Adelphi sono quasi sempre scritti sempre dallo stesso Calasso - si comincia alla grande così:
"Chi prova a dare un ordine ai propri libri deve al tempo stesso riconoscere e modificare una buona parte del suo paesaggio mentale. Impresa delicata, piena di sorprese e di scoperte, priva di soluzione."
E già si comincià con una bellissima idea creativa: riordinare la propria libreria è come creare un paesaggio psichico, dove tra le montagne e i fiumi di quel panorama mentale fuoriesce il sole di un pensiero radioso:
"Un ordine perfetto è impossibile, semplicemente perché c’è l’entropia. Ma senza ordine non si vive. Con i libri, come per tutto il resto, occorre trovare una via tra queste due frasi."
Grande Calasso, lo adoro.
Con una frase iniziale così so già che farò di tutto per leggere il libro fino in fondo: i suoi risvolti, i suoi incipit sono sempre trascinanti e profondissimi e ti spingono all'entrata dei suoi templi in forma di libri.
Chi accusa ancora, dopo tanti anni, l'Adelphi d'irrazionalismo esoterico dovrebbe stamparsi questa frase e tenerla sempre nel cassetto più intimo di casa.
"Un ordine perfetto è impossibile, semplicemente perché c’è l’entropia. Ma senza ordine non si vive."
Continua Calasso:
"Il miglior ordine, per i libri, non può che essere plurale, almeno altrettanto quanto la persona che usa quei libri. Non solo, ma deve essere al tempo stesso sincronico e diacronico: geologico (per strati successivi), storico (per fasi, incapricciamenti), funzionale (connesso all’uso quotidiano in un certo momento), macchinale (alfabetico, linguistico, tematico). È chiaro che la giustapposizione di questi criteri tende a creare un ordine a chiazze, molto vicino al caos. "
E anche in questo passaggio la mia anima gioisce, lei che predilige proprio questo ordine screziato a macchie di leopardo, come il piviere di una pavoncella, molto vicino al caos e sempre prossimo a un'alba radiosa.
Ma l'affinità elettiva - forse dovuta al fatto che da anni leggo i "libri unici" dell'Adelphi, ma ci sono anche altri motivi miei personali - che scatena la mia ovazione è l'esplicazione della famosa - per me - regola aurea per il riordino dei libri di Aby Warburg, grande studioso del nostro Rinascimento:
" La regola aurea rimane quella del buon vicino, formulata e applicata da Aby Warburg, secondo cui nella biblioteca perfetta, quando si cerca un certo libro, si finisce per prendere quello che gli sta accanto e che si rivelerà essere ancora più utile di quello che cercavamo."
Incredibile! (so che qualche malevolo lettore penserà che la mia riflessione è scritta a posteriori, ma vi assicuro che sono credibile...)
Da decenni uso la tecnica del "crocevia tematico", che è una variante estesa a più autori di questa a due del buon vicino.
Mi spiego: amo disporre i blocchi di libri a me più cari su due mensole.
Esempio: le due mensole centrali del mio studio portano in quella superiore, in alto, da sinistra destra, le opere di James Hillman, di Carl Gustav Jung e di Friedrich Nietzsche.
Quella sotto invece contiene opere di Claudio Magris, Michele Mari, Mario Praz e Pietro Citati, ed è conclusa da una statuetta del dio Ermes, una riproduzione presa in un negozietto di Pompei.
Anch'io come Citati sono figlio e credente di Ermes e inizio ogni nuovo giorno con una preghiera a lui rivolta, rapida ed essenziale: "Koinè Ermes!" Come ho letto in un bel libro del mitologo Károly Kerényi, con questa invocazione i greci chiedevano al Puer Aeternus di fargli trovare qualcosa di meraviglioso anche quel giorno, come ogni giorno.
Come scrive Calasso:
"Ogni lettore vero segue un filo (che siano cento fili o un filo solo è indifferente). Ogni volta che apre un libro riprende in mano quel filo e lo complica, imbroglia, scioglie, annoda, allunga."
Questo è il grande potere del metodo del buon vicinato e Ermes è quel filo d'oro non volgare che ognuno di noi possiede come un tesoro segreto nell'anima.
Questo metodo del buon vicinato è davvero mirabile: per esempio, mi capita di accostarmi alla libreria in preda a un birichino pensiero nichilista nicciano e invece estraggo "Itaca e oltre" di Magris e "Re-visione della psicologia" di Hillman e quel nichilismo s'acquieta e diventa riflessione, immagine, riflesso, conversazione interiore distesa e pacata.
Ogni autore si rispecchia e si ammortizza e fa da contravveleno e da antidoto e da correttivo omeopatico e da contromovimento a quello vicino.
Altri sono gli incroci tematici che ho costruito negli anni - le amiche e gli amici in visita non riescono a capire, ad esempio, l'abbinamento incrociato di D'Annunzio/Salgari/Fenoglio/Buzzati/Leopardi, ed è per me divertente vedere lo sconcerto che li prende a vedere l'Alcyone vicino al Partigiano Johnny! Ahahahha....e i racconti di Buzzati vicino a Sandokan e a Tremal-Naik e alle Operette Morali...
E poi c'è il crocevia con la sacra quadrimurti Poe/Lovecraft/King/Ligotti - ma alla volte cambio Ligotti e metto Stevenson o Stoker, quando mi sento più inattuale - e l'area dell'avventura dove scorazzano Melville, London, Conrad e Verne...ma basta così...che faccio in fretta a diventare tediante.
Molti altri sono gli spunti del prezioso libricino di Calasso e adesso basta anche con gli spoilerismi: lo affido alla vostra lettura.
Vi troverete altre intuizioni e riflessioni di prim'ordine:"Koinè Ermes!"
Concludo riportando, come descritto nel volumetto, quello che succedeva nella leggendaria bottega del primo editore di qualità italiano Aldo Manuzio a Venezia, sestiere di San Polo, verso campo Sant’Agostin, vicino al panettiere.
"Un giorno del 1508 Erasmo da Rotterdam stava seduto in un angolo della stamperia e scriveva gli Adagia, ricorrendo soltanto alla sua memoria, e foglio per foglio li passava al proto perché li componesse. In un altro angolo Aldo leggeva e rileggeva bozze che erano già state lette e rilette da altri.
Se qualcuno glielo faceva osservare, rispondeva: «Sto studiando». "
Fuori dalla casa editrice, Aldo Manuzio aveva apposto questa scritta in caratteri griffo:
«No disturbeme che per cosse utili»: in questo modo si difende e si nutre quel sacro filo d'oro non volgare della nostra anima in lettura, ed è seguendo quel vostro filo, unico e prezioso e solo per voi, che riuscirete con gioia a riordinare la vostra libreria personale.
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L'AUTORE Mauro Banfi il Moscone
Utente registrato dal 2017-11-01
Visual storyteller, narratore e pensatore per immagini. Mi occupo di comunicazione tramite le immagini: con queste tecniche promuovo organizzazioni, brand, prodotti, persone, idee, movimenti. Offro consulenza e progettazione del racconto visivo per privati, aziende e multinazionali. Per contatti: zuzzurro.zuzzu@gmail.com
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Molto interessante. Io non ho avuto tempo per mettere in ordine, ma seguo il criterio classico - funzionale, nel senso che tengo vicini i libri che consulto o uso a scuola o rileggo spesso: nella libreria del soggiorno - studio, dove passo la maggior parte del mio tempo, nei due ripiani centrali tengo più o meno in ordine (nel senso che tolgo e rimetto a occhio dov\'erano), classici italiani e stranieri. Da sinistra a destra: Melville, Cervantes, Stevenson, Checov, Tolstoj, Proust; poi: Ungaretti, Montale, Buzzati. Appoggiati sopra stanno: Pirandello, Pavese, Pasolini, Foscolo e Leopardi. Nel ripiano sotto: Shakesperare, Proust, Kafka, Faulkner, Bulgakov, Sartre, Saramagao, Stendhal, Emily Bronte, l\'unico Hemingwey rimasto (gli altri stavano lì ma li ho prestati tutti) a sinistra, Verga, Pavese, Fenoglio, De Roberto, Moravia, Tomasi di Lampedusa e Primo Levi a destra. Appoggiati sopra: Petronio, Sartre, Arminio, Pasolini, le poesie di Pavese, Michele Mari, Fitzgerald, Levi, Calvino, Sherwood Anderson, Capote e Voltaire (qui l\'ordine mi è un po\' sfuggito di mano). Nei ripiani superiori, i superclassici della letteratura greca e latina (Omero, Virgilio, Orazio, Ovidio, Petronio) a sinistra, della letteratura italiana fino al Trecento a destra (poeti del Duecento, Dante, Petrarca e Boccaccio). Nel ripiano più in alto storia e filosofia, più in basso arte e fotografia. Insomma, un ordine mentale mi sembra lo si possa ricavare. Non mi dilungo oltre, dico solo che tutto il resto (narrativa contemporanea e poesia, saggistica varia, viaggi, guide turistiche ecc.) è nella libreria in salotto / camera, originariamente in ordine per casa editrice / collana, ora non più, perché se tolgo rimetto dove capita.
Già che ci sono: quasi tutto Philip Roth, Borges, Pessoa, Simenon, Woolf, Conrad, John Fante, Bufalino, Maequez, Silvia PLath, Carol Oates, Pontiggia. Poi Rilke, Sereni, Merini, ancora Pessoa, Scialoia, Quelet e il Cantico dei cantici.
Stavo pensando che la definizione “classico funzionale” non è precisa: la libreria del soggiorno è come un quadro con cornice: il cuore sono i classici - funzionali, quelli che, come ho detto sopra, si riprendono in mano continuamente, mentre la cornice sono i classici universali, quelli che devono rimanere anche se non c’è bisogno di rileggerli, come un monito, perché sono le fondamenta della mia / nostra cultura: da Omero alla Storia dell’arte. Nelle altre stanze invece ci sono quei libri, tra cui anche molti classici del Novecento, che una volta letti si conservano in uno scaffale, ma possono anche non starci sempre davanti agli occhi, e se ci vengono in mente li andiamo a cercare.